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L’ARTE DI MARCELLA MENCHERINI - Antonio Daniele
Quante volte è capitato di parlare di arte moderna tra amici e conoscenti e ascoltare più persone che finivano col sentenziare: “Io l’arte moderna non la capisco”. Inoltre, a molti sarà anche capitato di incontrare venditori di quadri e/o “stampe numerate” di artisti contemporanei, i quali offrivano la loro merce senza mai neppure accennare alle qualità artistiche degli autori, ma dando solo un’unica informazione: “Se lei acquista questo autore mette in casa un assegno circolare! La sua firma vale ...” In pratica, l’arte moderna non è più percepita come arte, cioè come rappresentazione del bello, come trasmissione di emozioni e di gusto, ma come semplice forma di investimento economico in qualcosa che pochi iniziati sanno valutare, e ne stabiliscono l’autentico valore, mentre la maggioranza deve accondiscendentemente prenderne atto. In questa desolante situazione irrompe la figura di Marcella Mencherini, un’autentica artista che sa di nuovo parlare direttamente alla gente con un linguaggio figurativo complesso, sofisticato ma di sicuro grande effetto e di immediata comprensione per tutti. La sua attività artistica si può dividere in tre filoni (non si può parlare di periodi, poiché lei continua a dipingere contemporaneamente in almeno due dei tre filoni): Natura morta, Aeropittura e Musica e danza.
Il primo rappresenta il periodo iniziale della sua arte pittorica e, proprio per questo, le è particolarmente caro. I quadri che dipinge nel suo primo periodo sono caratterizzati da levità e delicatezza delle immagini ottenuta con un sapiente uso del colore, dei contrasti e delle luminosità. Le Nature morte sembrano, ci si perdoni l’antitesi, vive, tanto sono dolci e calde nella loro rappresentazione.
Ma il filone che le ha dato soddisfazione e notorietà è sicuramente il secondo, quello dell’Aeropittura. La pittrice riprende le tematiche seguite dalla corrente artistica dell’aeropittura nata in seno al Futurismo e sviluppatasi quasi esclusivamente in Italia negli anni dieci, venti e trenta del secolo scorso. L’Aeropittura di Marcella Mencherini ha in comune con la sua corrente di origine il nome e quella particolare ricerca della forma e del disegno in grado di rappresentare, pur in una figura statica, la dinamicità, il movimento, la velocità, l’evoluzione, ecc… I quadri di aeropittura della Mencherini rappresentano molto bene tutto ciò e danno davvero l’idea che ognuno di essi sia il singolo fotogramma di un filmato che abbia immortalato una scena di volo molto importante.
Ma, osservandoli in modo più approfondito, si notano anche profonde differenze con i canoni che gli aeropittori del primo novecento avevano esplorato: la tecnica pittorica non è riferibile a quella, molto più semplice, quasi banale al confronto, usata dagli altri aeropittori, anche dai più bravi e famosi (Balla, tanto per citarne uno), ma è molto più simile a quella, estremamente complessa e d’effetto, impiegata dagli impressionisti: una serie infinita di piccole macchioline di colore che, come un mosaico le cui tessere sono milioni di colpetti di pennello, compongono la figurazione; l’uso dei colori è molto più ampio e cerca, oltre all’effetto velocità anche un effetto luminosità cangiante che non si trova nell’aeropittura “tradizionale” ma è il marchio di contemporaneità dei quadri della Mencherini; inoltre, in tutti i quadri si nota un’originalità: le immagini sono evidenziate da una serie di curve complesse che costituiscono momenti di stacco nella cromaticità e sottolineano in modo drammaticamente efficace l’importanza della figura in esse contenuta dando, proprio grazie a queste curve, l’idea del suo movimento ed evoluzione; le tematiche rappresentate non sono semplici figure che, come nel caso degli aeropittori, vengono semmai nobilitate da un titolo d’effetto, bensì si tratta di quadri estremamente complessi dove più immagini convivono e si intersecano in un tema ampio e talvolta complicato, che trascende il significato di ciascuna immagine, ma la loro somma dà un risultato nettamente superiore al valore delle singole parti messe assieme; le immagini che la Mencherini inserisce nei suoi quadri di aeropittura sono quasi sempre fortemente simboliche ed allegoriche ma non per questo sono poco comprensibili o addirittura ermetiche, anzi, anche il pubblico a digiuno di arte, ma appena un po’ addentro alla storia dell’aviazione, è in grado di scoprire i significati reconditi della complessità di tali immagini dando un piacere aggiuntivo, quasi New age, a quello iniziale del gusto per l’arte.
Il terzo filone, a parte il mutamento delle tematiche di ispirazione, dal punto di vista estetico non aggiunge nulla di nuovo al secondo: la musica e le danze vengono rappresentate con la stessa eccellente tecnica usata per l’aeropittura. Anche qui troviamo la complessa allegoria delle figure, l’uso sapiente della cromaticità e della luminosità, le curve di stacco del colore che evidenziano e danno slancio al movimento della danza e al diffondersi della musica, la complessa formula delle macchioline di colore che sottolineano una tecnica profondamente interiorizzata. Il risultato è, come sempre, affascinante e coinvolgente. La similitudine tecnica dei due filoni ci induce a riflettere su una cosa importante: dire che Marcella Mencherini è l’epigone contemporanea dell’aeropittura è una banalizzazione. Marcella Mencherini è un’artista originale a tutto tondo, che compone opere che parlano direttamente all’anima di tutti, degli iniziati e dei semplici (cosa rara dal novecento), opere che definire semplicemente “belle” è riduttivo, opere complesse e piene di spunti di riflessione e di cultura, opere che affascinano per la sapiente mescolanza dei colori, delle luminosità e degli effetti, opere degne di essere paragonate ai capolavori del passato e che, certamente, supereranno la prova dei secoli.
Una certezza questa, che deriva dalla constatazione che l’artista non è attualmente proprietaria di nessuno dei suoi quadri. Quasi tutti, infatti, sono stati dipinti “su ordinazione” e i molto pochi che Marcella ha iniziato, seguendo una sua ispirazione originale, le sono stati chiesti in vendita ben prima che lei li potesse completare. Questo dimostra quale livello di artista sia.
Il fatto che la gran parte della sua produzione artistica sia avvenuta su ordinazione, lungi dall’identificarla come un’artigiana “a richiesta”, la avvicina semmai ai grandi artisti del Rinascimento italiano che hanno affrescato chiese e palazzi nobiliari con le loro opere grazie alle “ordinazioni” dei mecenati dell’epoca, i quali, giustamente, chiedevano all’artista di sviluppare temi a loro cari, ma non per questo quegli artisti sono oggi considerati “meno artisti”, anzi… Il caso di Marcella Mencherini è del tutto analogo: soprattutto per il filone dell’aeropittura, aperto con la quadrilogia sulle crociere aeree di Italo Balbo, i temi sono sempre stati indicati dai committenti, ma il risultato è sempre stato un’autentica opera d’arte.