Arte
Pittura
note dell'artista
Le immagini spaziano in libertà in un mondo sospeso tra il fantastico e l'intimistico, fra l'introspezione e la fantasia, in una dimensione che solo apparentemente si coniuga con la realtà, ma che ineluttabilmente sconfina nel surreale, nell'inconscio e infinitamente arduo tentativo di dare un senso alle tante domande che nella vita reale non hanno risposta. Si è voluto pertanto rappresentare inizialmente le immagini evocate dalla musica perchè questa più di ogni altra forma del pensiero umano attinge a quel mondo metafisico così imperscrutabile ma così incombente nell'esistenza umana. La musica è l'arte dei suoni e il suono è la voce dell'universo. Essa è quindi l'armonia tra il cielo e la terra, è un linguaggio universale che parla atutti gli uomoni e trasmette un un misterioso vissuto che va oltre la nostra esperienza individuale. Da sempre il musicista è considerato come un personaggio straordinario, quasi divino, perchè crea praticamente dal nulla. Quanto più ci riferiamo al passato remote, tanto più vediamo la musica come uno sforzo teso a stabilire il contatto con un mondo ultraterreno. Levi-Strauss dice che il mistero della musica, e ciò che rende il musicista simile agli dei, sta nell'essere contemporaneamente ma contraddittoriamente inintelleggibile e intraducibile: mentre ascoltiamo la musica noi accediamo ad una specie di immortalità. Forse in relazione a tutto ciò dai greci fino ai nostri giorni, si dibatte sulla questione del significato della musica e dei suoi rapporti con la matematica, la metafisica ed il cosmo e con il termine "filosofia della musica" ci proponiamo una riflessione globale sui fenomeni musicali. Ma qui ci piace accogliere il pensiero di Jankelevitch per cui " non si dovrebbe scrivere sulla musica ma con la musica e musicalmente restare complici del suo mistero". E' quindi ancora più ardua se non pressochè impossibile ogni sua rappresentazione visiva, se non attraverso le immagini che misteriosamente evoca. Così nell'ascoltare Ravel ecco emergere dai meandri dell'immagginazione una orchestra di folli musicanti, portatori di enigmatiche simbologie e il cui ritmo ha rrisvrgliato dal sonno altrettante enigmatiche creature. Nel concerto di Rachmaninov le note di un invisibile pianista, accompagnato da una improbabile orchestra, si fanno strada tra le pareti di una sala da concerto per librarsi in una dimensione cosmica. Così il suono di un sassofono, che in lontananza si disperde pigramente tra le finestre e le porte di un vicolo in una calda sera d'estate, si dilata nel ricordo di un cocerto jazz tra i grattacieli di New York. Ma è l'ascolto di un concerto rock, più sùbito che cercato, che fa percepire quanto la musica sia significante nel fare emergere tutto ciò che è chiuso nei recessi più profondi dell'animo umano. E' stato scritto infatti (Ivano Spano) che i giovani esclusi per le difficoltà a vivere da protagonisti questo progresso infinito verso cui il mondo moderno ci spinge inesorabilmente, sentono l'esigenza di tornare indietro a quella primitività espressa nel grido primordiale, come per ricostruire "ab initio" la speranza di un futuro diverso che cancelli il vuoto, l'assenza di significati e il nulla che solo con il rumore della musica e degli effetti speciali si riesce a coprire: "lasciando tutti nella completa alienazione, nell'assenza del proprio nome perso nella folla, che nel suo anonimato ha ingoiato tutti i nomi.
M.M.
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maschere
Alcuni miei quadri, presenti in questo sito, hanno tratto ispirazione dal mistero e dal fascino della maschera. Questa ha accompagnato tutta la storia dell’umanità: è presente negli antichi rituali per avvicinare gli uomini agli dei identificandoli con gli stessi; nel teatro in cui il camuffamento cela spesso il segreto per decifrare verità criptate; nella vita reale quando l’apparire altro da quello che siamo è sentito come necessario per sopravvivere nel mondo. Il suo trionfo, la sua assoluta rivincita sulla realtà è il carnevale. I personaggi non hanno volto se non defilato dalla maschera ed essa piange anche se ridi, ride anche se piangi, non mente ne dice la verità, vive solo con la tua vità e può anche realizzare l’illusione della tua invisibilità. A Venezia, nel carnevale dei carnevali, di fronte ad una maschera, qualunque essa fosse, ognuno rispondeva “servo suo signora maschera” annullando in un istante ogni distinzione sociale. Così il travestimento, cancellando ogni segno esteriore della personalità, cambia tre cose che ci inseguono come un destino ineluttabile: la condizione sociale, l’età e il sesso. I giovani e i vecchi, le donne e gli uomini, i ricchi e i poveri si scambiano i ruoli in una mistificazione che avviene soltanto al ritmo del carnevale e che può durare tutta la vita per chi non voglia sollevare la maschera. Tale è il carnevale che nei giorni eletti al suo impero impazza e fa impazzire la realtà, prevaricando la più scomoda razionalità. Ma spesso questo si dilata, esce dalla costrizione dei giorni canonici ad esso riservati e per molti (forse per tutti?) si prolunga in un carnevale perpetuo, dove la maschera tradizionale s’incorpora nei reali lineamenti del viso ed il travestimento diventa l’unica veste. Non viene a volte detto che quei volti fortemente truccati sembrano appartenere a maschere travestite con abiti griffati? E oggi il chirurgo estetico non è forse il nuovo demiurgo creatore di maschere di carne che immobilizzano le espressioni del viso in una spesso orrenda e fittizia giovinezza? Così la finzione si incammina ad essere l’unica verità e la sostanza si identifica con l’apparenza. Nulla è come sembra e in questo divenire del “così è se vi pare” si snoda tutta l’esistenza umana.
M.M.